Il Natale gli è «scemplice»

Roberto Beccantini25 dicembre 2021

Gentili Pazienti, buon Natale a tutti voi e a tutti i vostri cari. E’ l’undicesimo che festeggiamo in Clinica. Come sapete, questa è una piccola realtà sanitaria che ha rifiutato la pubblicità dell’assistenzialismo statale. Vive di insulti, di donazioni e dannazioni, di politically «scorrect», ma anche di citazioni e di analisi che spesso innalzano il livello delle terapie.

La Clinica intitolata a Cristiano Poster, mai dimenticarlo. Un nosocomio in cui si alternano specchiati virologi e valorosi esperti. Grazie, a maggior ragione, per aver preferito questo atollo. Molti se ne sono andati, chi per eccesso di moccolo e chi per difetto, ma continuano a seguirci, a effettuare visite e consulti a sorpresa, perché sanno che questo non è un blog, ma un riferimento, una stampella, una camicia (di forza e con forza) che la pandemia insidia ma non vincerà mai.

Per questo, ancora grazie e ancora auguri. Mi sia permesso di mettere in cima alla lista il gentile De Pasquale e il gentile 3, seguaci della prima della classe. E poi tutto lo zoccolo duro e puro, in ordine sparso e gioioso. Con il rischio, come ha scritto Alessandro Bergonzoni in «Aprimi cielo», che, «nel curare qualcuno, si diventi qualcuno da curare». Ma che Primario sarei, se non lo corressi.

Buon Natale.

I terzini

Roberto Beccantini22 dicembre 2021

La scorsa stagione, al giro di boa, la situazione era: Milan 43, Inter 41, Juventus 39, Roma 37, Atalanta 36, Lazio e Napoli 34. Oggi è: Inter 46, Milan 42; Napoli 39; Atalanta 38; Juventus 34; Roma e Fiorentina 32, Lazio 31. Non è stato facile, per i campioni, domare il Toro. Un bel Toro. Ha perso per aver cercato di vincere: in contropiede. Settimo successo di fila, Inzaghi, miglior attacco e seconda difesa: numeri, non parole.

Per Dumfries, terzo gol. Quando Hakimi scelse Parigi, parlammo di grave perdita. Il ruolo di terzino destro è in continua evoluzione. Nel Novecento era Burgnich, era Anquilletti: uomo su uomo. Con Gentile metà stopper metà crossatore. Il fluidificante era a sinistra: Facchetti, Cabrini, Maldini. I terzini moderni tendono spesso al centro, penso a Cançelo nel City di Guardiola; nella Juventus di Allegri, Cuadrado funge da regista occulto, addirittura. Per tacere dei «quinti» (?) dell’Atalanta, Hateboer e Gosens. Soprattutto il secondo, 11 reti nell’ultimo campionato.

Gagliarda, la reazione del Milan. Per un’ora, fino alla traversa di Bajrami, Empoli spumeggiante e degno del pari. Poi, a proposito di terzini, punizione di Florenzi e bisturi di Theo. Un 4-2 orientato dalla doppietta di Kessié, trequartista d’emergenza. Preziose le bombole di Saelemaekers, cruciali gli errori di Vicario e le qualità del Diavolo. Andreazzoli ha scelto il gioco come bussola. Chapeau.

E il Napoli? Veniva dal successo di San Siro. Le assenze, certo. E un po’ di iella. Ma l’avversario non era il Real di Di Stefano. Terza sconfitta consecutiva al Maradona. E con lo Spezia, dopo Gattuso (1-2) ecco Spalletti (0-1). Ha risolto un’autorete di Juan Jesus. E’ mancata la fantasia di Zielinski, zoppo. Ha regalato un tempo, il Napoli. E poi tanta foga. Il catenaccio di Thiago Motta mi ha ricordato una frase di Picasso: «A dodici anni dipingevo come Raffaello, però ci ho messo tutta una vita per imparare a dipingere come un bambino».

Ma sull’1-0…

Roberto Beccantini21 dicembre 2021

Due a zero a Salerno, 2-0 al Genoa, 1-1 a Venezia, 2-0 a Bologna, 2-0 al Cagliari: 13 punti su 15. Le crocerossine si ritirano, in buon ordine. Dalla Befana in poi, si spara: Juventus-Napoli, Roma-Juventus, la Supercoppa con l’Inter. San «Gennaio» o santabarbara, chi vivrà vedrà. Che partita è stata Juventus-Cagliari? La solita zuppa, con un palo e un gol di Kean nel primo tempo, il raddoppio di Bernardeschi nel finale. Non era più il Cagliari che ne aveva presi 4 dall’Inter (l’Inter, per carità: altra categoria) e 4 dall’Udinese in casa (l’Udinese: insomma). Era il Cagliari degli epurati (Godin, Caceres, eccetera) che, «eppur si muove», sullo 0-1 ha ciccato la palla del pareggio, clamoroso, con lo sciagurato Egidio-Dalbert, imbeccato da Bellanova, e costretto Szczesny a un mezzo miracolo su Joao Pedro, servito in cross da Zappa.

Mazzarri non aveva fatto nulla di speciale: dentro un centravanti (Pavoletti) e l’azzurrabile Joao Pedro, finalmente, libero d’attacco. La Juventus di Allegri si era ritirata. Le capita, ogni tanto (sic). Avevo pronta la metafora, stravecchia, del chirurgo che, mentre opera un paziente, si addormenta e il poverino, uscito di letargo, gli strappa il bisturi. Troppo distanti i valori, troppo avaro il fatturato offensivo. Kean ora a sinistra ora al centro, Morata idem, un po’ di palleggio attorno ad Arthur, le sgommate di Cuadrado, il piattume di Rabiot e Bentancur. Dal loggione: però 6 vittorie nelle ultime otto.

La notizia è il gol di Bernardeschi, complice Cragno. Non segnava dal 26 luglio 2020, con Sarri. Alla Samp, la rete scudetto. Da un mese è il più vivo e, fino al limite dell’area, da 7. Da lì in poi, non più. Anche se i suoi assist (o sedicenti tali, come quello, deviato, per Kean) sono sugheri di adrenalina in un mare di oppio.